Il fantasma al ballo
Una sera un ragazzo si reca a una festa danzante e là conosce una bellissima ragazza con un vestito bianco.
Il giovane è colto da un colpo di fulmine e passa l’intera serata a chiacchierare con la fanciulla per sapere ogni cosa su di lei. A un certo punto, vedendola tremare, le presta anche il proprio cappotto e le offre un caffè per scaldarsi. Accidentalmente, ballando, un altro ragazzo urta la spalla della ragazza, che rovescia un po’ di caffè sul soprabito macchiandolo.
A mezzanotte la giovane chiede al suo corteggiatore di portarla a casa e gli spiega di abitare nei pressi del cimitero.
Il ragazzo la riaccompagna volentieri. La fanciulla gli dice di fermarsi proprio davanti al cancello del cimitero. Nonostante l’inquietudine data dal luogo, il giovane immagina che la ragazza sia figlia o parente del custode, di cui intravede la casa accanto al cimitero. Decide di lasciare alla fanciulla il proprio paltò, anche se macchiato, e i due si mettono d’accordo che il ragazzo ripassi l’indomani per riprenderlo.
Il giorno dopo, come promesso, il ragazzo torna nei pressi del cimitero e bussa alla porta del custode.
Gli apre un uomo anziano e il giovane spiega di aver riaccompagnato, la sera prima, una ragazza con un vestito bianco che non ha voluto dirgli il nome e di essere tornato per riprendere il proprio cappotto.
L’uomo gli risponde che nella sua casa non c’è nessuna donna, che l’unica era sua moglie, morta di crepacuore ormai da tempo.
Il giovane insiste e cerca di raffigurare la ragazza.
Il vecchio resta stupito dalla descrizione e accompagna il giovane verso una lapide. Sopra, i due trovano appoggiato il cappotto del ragazzo che nella foto sulla pietra sepolcrale riconosce la figlia del vecchio, morta alcuni anni prima in un incidente automobilistico mentre tornava da una festa danzante.
Con diverse sfumature, questa leggenda è diffusa in Italia e in vari paesi latino-americani. La donna è vestita di bianco, perché questo è il colore dei fantasmi, e prova freddo perché tale sensazione è associata alla morte.
In alcune versioni della leggenda è il vestito bianco della donna a essere accidentalmente macchiato e solo la riesumazione permette di appurare che il giovane protagonista abbia in effetti incontrato il suo fantasma.
Esiste anche una fiaba lomellina che ricalca la leggenda; in tale favola il giovanotto protagonista abita vicino al cimitero e, nel recarsi a una festa, dà un calcio a un teschio che trova sulla propria strada. La ragazza torna perciò dal mondo dei morti per vendicare l’offesa subita.
Il cagnolino messicano: il Rat Dog
Una donna single, in vacanza in un paese straniero, si imbatte in un cagnolino. Lo trova per la strada e, intenerita, gli dà un po' di cibo. Il cucciolo, naturalmente affamato, la prende in simpatia e non la lascia più. Alla sera la donna è in qualche modo affezionata al cucciolo e decide di portarlo a casa con sé.
Il problema è legato alla frontiera: è illegale trasportare un animale attraverso il confine senza i dovuti controlli sanitari e il periodo di quarantena. Ma la donna non può aspettare, nasconde il cagnolino nella macchina tra i bagagli e passa senza problemi.
Appena a casa lava per bene il cucciolo, giocano insieme, lo nutre e poi tutti a nanna!
Alla mattina la donna si accorge che l'animale ha gli occhi arrossati e la bava alla bocca. Spaventata, perché potrebbe essere rabbia, corre dal veterinario. Il medico visita il cane e chiede subito la provenienza. La padrona, sospettosa e preoccupata, mente dicendo di averlo trovato vicino a casa. Il veterinario non le crede e le spiega che l'animale non è un cane ma un enorme topo di fogna!
La leggenda metropolitana del cane-ratto inizia a circolare nel 1983 diventando probabilmente una delle più famose del mondo. Tutte le versioni hanno alcuni punti in comune. Prima di tutto la donna è in vacanza da sola in modo da non poter parlare con nessuno (amici, famiglia, fidanzato) dell'animale. Il paese in cui si trova è il Messico tanto che la leggenda è conosciuta anche come Il cagnolino messicano. Le differenze riguardano proprio l'animale clandestino. Nella casa dall'amata padroncina il cane, al mattino dopo, viene trovato o morto, o malato, o semplicemente può essere portato dal veterinario per una visita di routine.
L'esito, comunque, è sempre lo stesso: altro che cane, quello è un topo.
A dir la verità c'è anche la versione raccontata da Paolo Toselli (fondatore del Centro per la Raccolta delle Voci e delle Leggende Contemporanee) dove l'animale si rivela un cucciolo di orso polare ma, sinceramente, pensare di aver raccolto un topo fa decisamente più ribrezzo.
La leggenda del cagnolino messicano è talmente famosa e conosciuta da aver dato il titolo al libro di Jan Harold Brunvand: The Mexican Pet (Il cucciolo messicano), divertente, interessante e curiosa raccolta di leggende metropolitane. La storia è stata poi studiata dal punto di vista s